UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO

Un tempo comprendente anche le frazioni montane di Bolentina e Montes, oggi il comune di Monclassico è formato dai due abitati di Presson e, ovviamente, di Monclassico. Qui passa il confine delle frutticoltura, capace di garantire ancora risultati apprezzabili. Si tratta di un comune che negli ultimi anni ha conosciuto un notevolissimo sviluppo economico ed edilizio, sebbene non sempre ben controllato nei suoi esiti: di grande importanza sono le aree artigianali, commerciali, turistico-ricettive e di intrattenimento che nel comune di Monclassico hanno trovato possibilità di crescita.

MONCLASSICO: UNA STORIA CHE VANTA RADICI PROFONDE

La zona di Monclassico era abitata fin dall’età del ferro, alcuni secoli prima della nascita di Cristo: numerosi elementi infatti testimoniano l’antichità della presenza umana in questa parte della Val di Sole. Primo fra tutti un peso da telaio, attribuito dagli studiosi alla seconda età del ferro, compresa tra il V ed il I secolo a.C. Esso venne ritrovato, all’inizio del XX secolo, nei pressi di un pavimento in terra battuta, con tracce di focolari, venuti alla luce in occasione di alcuni lavori di scavo. Un segno del passato che, scrive don Fortunato Turrini, svela come “nella nostra valle si viveva, si lavorava, si tessevano le fibre vegetali, si costruivano case con basamento di pietra e travature coperte all’esterno da zolle ed un alto camino, che si alzava dall’unica stanza a pavimento in terra battuta”. Ma anche la toponomastica fornisce importanti indizi: il toponimo “Mocràsech”, o “Moclàsech”, è chiaramente prelatino. Da ricordare poi sono altri rinvenimenti, che ci raccontano di una Monclassico viva in epoca romana: le “poche monete romane, tra cui due di Tito d’argento e una d’oro” segnalate da Roberti, un’altra di Massimiano scoperta in tempi recentissimi in località “Luc”, una piccola statuetta bronzea rinvenuta negli anni ’50 sopra il paese e poi dispersa.





A volo d'uccello, su Monclassico e Presson...



TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA


Dopo il buio documentale dei secoli altomedievali è al tramonto del XII secolo che sentiamo parlare ancora degli abitanti di Monclassico e Presson. Nel 1178 viene nominato un certo “Vital de Sprabando de Moniclaso…in Munclaso jacente”, mentre è il 29 maggio 1182 che troviamo ricordati i “mansos de Prexono”, i masi di Presson. In epoca medievale Monclassico ebbe una notevole importanza nel contesto del governo vescovile, che all’inizio del XIII secolo l’aveva eletta a sede di una “deganìa”. Dai documenti duecenteschi, piuttosto abbondanti, possiamo desumere alcuni elementi caratteristici della vita di allora: Monclassico e Presson vantavano oltre duecento abitanti, dalle attività diversificate, contadini, artigiani (fabbri, calzolai, muratori), un notaio (un certo Menapace) ed un rappresentante dell’autorità fiscale del vescovo, lo scario; pagate le tasse avanzava una buona parte di produzione agricola (segala, miglio, panico, sorgo, anche la vite) per il sostentamento delle gente, con un fiorente allevamento di bovini, capre e pecore. Una comunità radunata intorno alla chiesa di San Vigilio, ricordata per la prima volta nel 1240, la cui antichità ci è testimoniata dalla sua intitolazione, al santo vescovo che nel IV secolo fu protagonista dell’evangelizzazione del Trentino. Una civiltà contadina di montagna che per secoli ha vissuto una lenta evoluzione, scandita dallo scorrere delle stagioni e regolata dalle istituzioni comunitarie rappresentate dalla Carta di Regola, strumento giuridico di “autogoverno” locale negli spazi di amministrazione ordinaria lasciati vuoti dall’autorità del principe vescovo di Trento, signore feudale anche in Val di Sole. Della Carta di Regola di Monclassico abbiamo una redazione risalente al 1495, mentre di quella di Presson una del 1586: sicuramente ne esistevano di anteriori. La Carta veniva infatti periodicamente aggiornata, a seconda delle mutate esigenze della comunità, e comunque presentata ad ogni nuovo principe vescovo per ottenerne l’approvazione. La Carta di Regola era approvata dall’assemblea di Regola, formata da tutti i vicini della comunità: essa nominava inoltre i “sacramentari”, le autorità civili della comunità, ovvero regolani, giurati e saltari. Non sono moltissimi gli eventi di cronaca tramandatici dai documenti: fra questi comunque va ricordato il furioso incendio che il 20 luglio 1622 (altre fonti recano la data 1621) danneggiò assai gravemente il paese, ricostruito poi con numerosi bei palazzi signorili, tra i quali spiccano quelli delle famiglie Valenti, Mocatti, Berera e Bottea. Proprio da Monclassico proviene una delle più belle “stue” trentine, ora conservata presso il Tiroler Volkskunstmuseum di Innsbruck e risalente al XVII secolo. Ma ecco come una memoria dell’epoca riferisce dell’incendio:
“Alla ricordanza de’Posteri Memoria degna di Compassione, come l’anno 1622 li 20 Luglio in giorno di Mercoredì. S’appiccò il focco ne si sa come in Casa di M. Baldassar Conta detto sbrego in un mucchio di Carezza nell’ara, circa le due ore dopo Mezzogiorno et con tanto impeto per il vento che faceva essend’anco la stagione molto arida, et le case piene di robba, che in termine di Ore tre in circa s’impizzò tutta tutta la villa, et s’abbrucciò anco la Chiesa de S. Vigilio, ancorché lontana dalle case, et tanto era la furia del focco, et vento verso Presson che s’erano impizzati alcuni coperti in detta Villa Presson, ma per esser a tempo avvertiti, e con abondanza d’acqua si diffesero, anco per il gran concorso de gente forastiera; si che s’abbrucciarono anco li libri della Chiesa, che allora in casa del detto M. Baldassar Conta come Sindico”.
L’incendio ridusse alla rovina numerose famiglie del paese, che furono costrette ad emigrare, chi nel veronese, chi nel mantovano; tanto per fare un esempio, la ricostruzione del tetto della chiesa comportò la spesa, davvero notevole per allora, di 194 fiorini renani. Altri incendi sconvolsero anche negli anni successivi Monclassico e Presson, mai però in modo così disastroso.
Nel corso dell’800 la frazione di Presson, impreziosita da numerosi bei palazzi signorili, visse con splendore l’allevamento del baco da seta, con la presenza di una grande filanda a vapore per la lavorazione dei bozzoli. All’indomani della costituzione del Regno italico voluto da Napoleone, Presson fu il capoluogo di un comune allargato a Dimaro, Carciato, Montes e Monclassico; la stessa situazione si verificò nel 1928. Bisognerà attendere il 1953 per vedere ricostituito il comune di Monclassico, mentre solo nel 1969, con il passaggio a Malé delle frazioni di Bolentina e Montes, il comune assumerà la dimensione amministrativa esistente ancora oggi.



Pianta catasto "Teresiano" 1850 circa.

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